Passate alcune settimane dal conferimento del premio Nobel per la letteratura a Mo Yan, raffreddata l’atmosfera mefitica delle polemiche e delle diatribe di basso livello, è forse il momento di avviare una riflessione più pacata e puntuale.
Mo Yan non è un personaggio facile da inquadrare da un punto di vista politico – il che non stupisce nessuno, data la sua proverbiale cautela. Il fatto che, pur di essere pubblicato, abbia scelto la strada del compromesso, della critica soft o della vera e propria connivenza con il regime come sostiene qualcuno, può essere condivisa o meno. Non sarebbe una novità assoluta: prima di lui, hanno battuto questa strada tanti altri artisti (come nel cinema cinese è accaduto per Zhang Yuan, Zhang Yimou e, in parte, Jia Zhangke).
Di che stiamo parlando, nel caso di Mo Yan? Boicottaggio di eventi letterari “fortemente sconsigliati” dal governo cinese, responsabilità importanti entro i…
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